"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 27 gennaio 2013

Shoah, il Giorno della Memoria, il ricordo dell'orrore, «Ciò che è stato non si ripeta»


Oggi in tutta Europa si celebra il Giorno della Memoria, una ricorrenza istituita con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 dal Parlamento italiano che ha in tal modo aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.

Il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa di Stalin, durante la loro avanzata verso Berlino, arrivarono ad Auschwitz e si trovarono di fronte a un campo di sterminio nazista.
All’entrata del Lager, su cui campeggiava la scritta “Arbeit macht frei” (“il lavoro rende liberi”), si trovavano circa 8.000 superstiti.

Circa 60.000 prigionieri erano già stati evacuati dai nazisti e in gran parte perirono nella marcia forzata verso la Germania. Il nazismo di Hitler e compagni aveva sterminato 6 milioni di ebrei!
Una giornata per non dimenticare gli orrori del nazismo, le deportazioni nei campi di concentramento e lo sterminio di massa compiuto nei lager con sistematica ferocia.

Ma molti non sanno che diversi furono i piazzesi “ospiti” in una delle baracche dei campi di concentramento.

Un nostro concittadino, oggi novantanovenne, nonno Giuseppe Purrazza (papà del nostro Filippo), residente nel quartiere Monte, all'ora soldato dell'Esercito Italiano, dopo l'armistizio fu fatto prigioniero dai nazisti, insieme a tanti altri soldati e destinato ad una lunga prigionia fatta di stenti e sofferenze fu carcerato per diversi anni in quei luoghi infernali.

Anni di attesa ed angoscia prima della liberazione, il nostro nonno Giuseppe, riuscì a sopravvivere, a sconfiggere la fame, a fuggire ed a essere riacciuffato; i racconti descritti al figlio Filippo sulle condizioni disumane sono di quelli che fanno inorridire, che fanno spuntare le lacrime.

Nonno Giuseppe, che a sempre negato di raccontare a terzi, alla presenza di telecamere la propria testimonianza, perchè troppo forte il dolore di ricordare quei strggenti anni in quel braccio di terra tedesco bagnato dal sangue di tanta innocente gente.

In questo giorno di memoria, auguriamo a nonno Giuseppe, prossimo a celebrare i suoi 100 compleanni, di trascorrere serenamente il restante corso della sua vita, certo dell’amore dei figli e dei tanti nipoti che gli vogliono un gran bene.

                                                                                                        Filippo Rausa

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