"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 23 aprile 2017

La Domenica con Gesù, II di PASQUA / A, della DIVINA MISERICORDIA

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale


Testi: “…Erano perseveranti nell’ insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera…” At 2,42-47 . 
“Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati mediante la resurrezione di Gesù Cristo dai morti…” I Pt 1,3-9 . 
“…Tommaso, uno dei dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù…Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi…Io non credo…Venne Gesù…Poi disse a Tommaso: metti qui il tuo dito…E non essere incredulo…Gli rispose Tommaso: Mio Signore e mio Dio!...” Gv 20,19-31.

Il vangelo di questa domenica ci propone la figura dell’ apostolo Tommaso. In lui sono coniugate, nello stesso tempo, le esperienze dell’ entusiasmo e della delusione.

*L’ “entusiasmo per il Cristo”. La passione di chi ha accolto con interesse una proposta di sequela e l’ha resa una responsabile e possibile scelta di vita; di chi ha riposto la fede, la fiducia e la speranza nella credibilità di una persona - Gesù di Nazaret - coerente, amabile e degna di stima.

*E “la delusione” per il modo con cui lui e i suoi amici, gli apostoli, si sono comportati con Gesù. Tommaso prova ribrezzo per questa ferita, che sanguina e turba il suo rapporto con il Signore. E’ la consapevolezza di scoprirsi feriti. E’ proprio la condizione di chi la vita non la sopporta, ma l’ abbraccia, l’ accoglie e la rende attuale. Da bambini ci si “vanta” delle ferite, che si hanno sulle ginocchia e si fa a gara, a chi ne ha procurate di più, nelle corse, in bici e nel gioco.

*”La visita”, inattesa e rinnovata, del Risorto, sarà per Tommaso e per noi, la certezza che le nostre piaghe, per il Signore, non sono mai un problema, ma un’ occasione, per dirci che ci vuole bene.

-“Gesù prova tenerezza, non rivalsa”. Ogni uomo, che ha rispetto per la propria dignità, certamente, in un’ esperienza unica come quella della resurrezione, avrebbe cercato una rivalsa su chi, con ferocia e malizia, lo aveva umiliato e deriso. Ma il Cristo risorto non “rivendica” con i suoi carnefici nessuna potenza di vita, se non la grandezza dell’ amore e del perdono.

“La tenerezza di Gesù, da risorto, commuove e disarma”. Egli va in cerca dei suoi apostoli, impauriti ed irrigiditi, nascosti nel cenacolo. Non muove loro un rimprovero, non mette in risalto la loro debolezza, non sceglie collaboratori più degni, pur potendo, a buon diritto, considerare fallita un’ esperienza educativa durata tre anni, azzerare tutto e ricominciare dal niente. Avrebbe potuto benissimo riconoscere che la viltà di Pietro, le paure di tutti, la tiepidezza della fede, la durezza dei cuori potevano essere motivi legittimi, per interrompere ogni progetto. Eppure, Gesù “investe” su di loro e questo amore gratuito responsabilizza e aiuta a divenire adulti nella fede.

-“E’ un paradosso, ma è il miracolo pasquale dell’ amore di Dio”. Sgridare, pur nella ragione, umilia, paralizza e mortifica. Amare, pur volendo bene laddove c’ è fragilità e limite, incoraggia, rincuora, rende audaci e coerenti.

-“Assenza…giustificata”. Tommaso manca al primo appuntamento col Risorto: un’ occasione perduta. Spesso si cita Tommaso come modello negativo per i bambini, i ragazzi e gli adulti: non esserci, alla messa della domenica, alla vita parrocchiale, penalizza, ci fa perdere occasioni preziose. Credo che, adesso, in un’ ottica del vangelo si possa leggere, nell’assenza di Tommaso, un aspetto buono: “ha scelto di uscire” dalla tenebra, di andare a respirare aria nuova, perché nella sala della Cena, chiusa per paura dei Giudei, mancava la luce. Tommaso ha trovato la forza di superare la paura degli altri e di varcare la soglia delle sicurezze.

-“Uno sguardo che sa andare oltre”. Certamente, Tommaso è ancora un uomo disorientato e la sua fede ha bisogno di essere presa per mano da Gesù e accompagnata nella crescita; ma è positivo il suo sguardo coraggioso, che si apre ad orizzonti nuovi.

Questa è, sicuramente, una ricorrenza di carattere battesimale. Nel valutare le proposte del messale, è opportuno accogliere quelle che hanno un grande richiamo all’ acqua e al suo valore di rinascita. Quella odierna, giustamente, viene presentata anche come “Domenica della Divina Misericordia”. Appare, pertanto, opportuno esporre la radice del concetto di “misericordia”. Non vanno, quindi, sminuiti i luoghi liturgici, lasciando, ad esempio, in evidenza il cero pasquale, l’ acqua e i fiori, che sono un richiamo forte al “passaggio” del Cristo dalla morte alla vita. A tal proposito sembra necessario sottolineare “la devozione alla divina misericordia”. Ecco qualche spunto di riflessione: o per una catechesi più attenta o per confezionare un scheda semplice, ma efficace. Ad esempio, il segno della croce come gesto di richiamo al battesimo.

-“Entrare in chiesa”…Non ce ne accorgiamo, perché distratti, ma ogni volta che entriamo in chiesa per le sacre funzioni, per pregare o per una breve visita, noi compiamo dei gesti. Il primo gesto: immergiamo la mano destra nell’acqua benedetta. E’ il gesto antico e bello che ci ricorda il nostro battesimo. Ed è giusto che lo facciamo bene.

*Tracciamo poi sulla nostra persona il segno della croce, pronunciando le parole: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Ci ricorda l’ amore di Gesù nella sofferenza della croce ed è un segno di purificazione. Quindi siamo mandati nel mondo come testimoni del Cristo. Mentre, oggi, il segno della croce viene tracciato con distrazione, con noia e talvolta banalizzato. Ma quando un bambino dà un bacio alla mamma, lo dà come si deve e ci mette il cuore; se un amato bacia la sua amata, dà quel bacio con tutte le attenzioni di cui è capace. Vediamo, invece, che al Signore non siamo capaci di dare la stessa “attenzione”.

                                                                        Mons. Antonino Scarcione

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