"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 8 settembre 2019

La Domenica con Gesù, XXIII del T.O. / C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale 

“Quale uomo può conoscere il volere di Dio?...Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non avessi dato la sapienza…?” Sap 9,13-18 . “…Ti prego per Onesimo…Te lo rimando…non più però come schiavo, ma…come fratello carissimo…” Fm 9b-10.12-17 . 
“…Se uno…non mi ama più di…suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle…non può essere mio discepolo…” Lc 14,25-33.

 
Nel vangelo odierno, Luca presenta tre radicali condizioni per mettersi alla sequela del maestro. La prima: “Se uno viene a me e non mi ama più di…suo padre, sua madre…e perfino della propria vita, non può essere mio discepolo.” Vediamo che Gesù non instaura una competizione di sentimenti, perchè sa che da questa gara di emozioni non ne uscirebbe vincitore. Invece, ci ricorda che, per creare un mondo nuovo, ci vuole una passione forte. Infatti, mentre noi puntiamo a cambiare l’ economia, Gesù vuole cambiare l’ uomo. Lo fa, puntando sull’ amore, con parole, che sembrano eccessive.

Ma il verbo centrale, su cui “poggia” la frase, è: se uno non “ama di più”. Quindi, non di una sottrazione si tratta, bensì, di un’ addizione, un “di più”. Il discepolo è colui che sulla bellezza dei suoi amori stende una più grande bellezza. Questa è, quindi, la prima condizione per la sequela del Signore: “Tu sai quanto è bello dare e ricevere amore, quanto contano gli affetti della famiglia, ebbene io posso offrirti qualcosa di ancora più bello e vitale.

La seconda condizione. “Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere
mio discepolo.” La croce, e noi ce la rappresentiamo come metafora delle difficoltà di ogni giorno ( problemi di famiglia, malattie o, addirittura, perdita della vita ). In realtà, la vita si perde come si spende un tesoro: donandola goccia a goccia. Per cui, il vero problema non è quello di morire, ma quello di non avere niente, di non avere nessuno per cui valga la pena di spendere la vita. Notiamo che, nel vangelo, la croce è la sintesi di tutta la storia di Gesù: amore senza misura, disarmato amore, coraggioso amore, che non si arrende, non inganna e non tradisce.

La terza condizione: “Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”. Perché la vita non dipende dai beni, che si posseggono. Come ottimamente afferma Gandhi, “Un uomo non vale mai per quanto possiede, o per il colore della sua pelle, ma per la qualità dei suoi sentimenti. Un uomo vale quanto vale il suo cuore”. Gesù chiede, sì, una rinuncia, ma a ciò che impedisce il “volo”. 
 
                                                                                 Mons. Antonino Scarcione
 

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