"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 28 settembre 2019

La Domenica con Gesù, XXVI del T.O. / C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale 

“…Guai agli spensierati di Sion…Distesi sui letti di avorio e sdraiati sui loro divani…Canterellano al suono dell’ arpa…” Am 6,1a.4-7 . 
Tu, uomo di Dio, evita queste cose: tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza…” I Tm 6,11-16 . 
“…C’era un uomo ricco…ogni giorno banchettava…Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi…” Lc 16,19-31.

Dio “privilegia” i poveri. Seguiamo la riflessione di E. Ronchi. Ci troviamo di fronte ad un racconto evangelico duro e dolce, più che davanti ad una parabola. La morte fa da spartiacque tra due scene: nella prima, il ricco e il povero sono contrapposti in un confronto impietoso; nella seconda, si dipana un dialogo mirabile tra il ricco e il padre Abramo. I scena: un personaggio avvolto nella porpora, un altro coperto di piaghe. Il ricco banchetta, Lazzaro guarda con occhi tristi e affamati, a “gareggiare” con i cani, per prendere una briciola caduta sotto la tavola.

Morì il povero e fu portato nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto nell’ inferno. A questo punto, si impone una domanda: Perché il ricco è condannato nell’ abisso di fuoco ? Di quale peccato si è macchiato ?

Gesù mette, subito, in evidenza il nodo di fondo: c’è un modo iniquo di abitare la terra, un modo profondamente ateo, anche se non si trasgredisce nessuna legge. Un mondo, dove uno vive da dio e uno da rifiuto ! E’ questo il mondo sognato da Dio ? E’ normale che una creatura sia ridotta in condizioni disumane ? Prima ancora che sui comandamenti, lo sguardo del Signore si posa su una realtà profondamente ammalata, da cui sale un conflitto e un orrore che avvolgono tutta la scena. Insomma, di quale peccato si tratta ? “Se mi chiudo nel mio io, anche se fornito di tutte le virtù, ma non partecipo all’ esistenza degli altri, se non ho sensibilità e non mi apro agli altri, posso essere privo di peccati, eppure, vivo in una situazione di peccato” (Cfr. Giovanni Vannucci ).

Incredibile ! Il ricco doveva scavalcarlo, sulla soglia, ogni volta, che entrava o usciva dalla sua villa e neppure lo vedeva ! Vediamo che non gli ha fatto del male. Semplicemente, per lui, Lazzaro non esiste. Lo ha ridotto ad uno scarto. A nulla.

Ora Lazzaro, portato in alto, accolto nel grembo di Abramo, proclama il diritto di tutti i poveri ad essere trattati come figli. Ma “figlio” è chiamato anche il ricco, anche lui figlio per sempre di un Abramo dalla dolcezza di madre. Padre, ti chiedo una goccia d’ acqua sulla lingua ! Una parola per i miei cinque fratelli! La risposta è agghiacciante: no, perchè non è la morte che converte, ma la vita.

Hanno Mosè e i profeti, hanno il grido dei poveri, che sono la voce di un Dio che si identifica con loro: “Ciò che avete fatto a uno solo di questi piccoli, l’ avete fatto a me”. Si tratta, quindi, di assumere, come ha fatto Gesù, il punto di vista dei poveri, di “scegliere sempre”, come afferma David Maria Turoldo, “l’ umano contro il disumano”.

                                                                      Mons. Antonino Scarcione

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