"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 22 marzo 2020

La Domenica con Gesù, IV^ DI QUARESIMA / A

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

“…Samuele chiese a Iesse: Sono qui tutti i giovani? ...Rimane ancora il più piccolo…Manda a prenderlo…Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto…Alzati e ungilo: è lui.. E lo Spirito del Signore irruppe su Davide…” 1Sam 16.1b.4.6-7.10-13 . 
“Fratelli, un tempo eravate tenebre ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce…” Eb 5,8-14 . 
“…Gesù vide un uomo cieco dalla nascita…Fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e disse: va’ a lavarti nella piscina di Siloe…Andò, si lavò e tornò che ci vedeva…” Gv 9,1-41.


Il commento di questa famosa pagina del vangelo di Giovanni valorizza le intuizioni e le calibrate interpretazioni dello studioso Ermes Ronchi. Notiamo che il protagonista della narrazione è un tale, considerato, dagli altri, l’ ultimo abitante della città: un mendicante, cieco dalla nascita, che non ha mai visto, né il sole, né il volto di sua madre. E’ povero, non ha nulla. Possiede solo sé stesso. Gesù si ferma per lui, senza esserne richiesto. Fa del fango con la polvere e la saliva, quasi creta per una nuova piccola creazione. E la spalma su quelle palpebre.

In questo racconto, dove figurano, polvere, saliva, luce, dita, Gesù è Dio, che si contamina con l’uomo. Ma anche l’uomo si contamina di cielo: una componente terrena e una componente celeste. Ogni bambino, che nasce, “viene alla luce” è un insieme di terra e di cielo, polvere e luce divina. Come dice M. Zambrano, “Noi nasciamo a metà e tutta la vita ci serve per nascere del tutto”. La nostra vita è un albeggiare. Dio albeggia in noi. Gesù è il custode delle nostre albe, della pienezza della nostra vita. Seguirlo è rinascere.

Il cieco nasce di nuovo attraverso i suoi occhi nuovi, “raccontati” da quella domanda, ripetuta sette volte: “Come ti sono stati aperti gli occhi ? “. Tutti vogliono sapere come. La domanda incalzante è, come si aprano gli occhi ? Essa indica il desiderio di più luce. Desiderio vitale, ma che non matura, perché è soffocato dalla “polvere sterile” dell’ ideologia dell’ istituzione. Così, incredibilmente, il cieco passa da miracolato ad imputato. Infatti, ai farisei non interessa la persona, la luce che ritorna a splendere in quegli occhi, bensì la “sana dottrina”.

Gli viene intentato, così, un processo per eresia, in quanto è stato guarito da Gesù in giorno di sabato, impastando un po’ di polvere con la saliva. E questo è un lavoro che di sabato, secondo la precettistica dell’ A.T., non si può fare, anzi è un peccato. Come, incisivamente, afferma il teologo: "Ma che religione è questa, che non guarda al bene dell’ uomo, bensì, soltanto alle proprie regole ?".

Vediamo che, i farisei di tutti i tempi, preferirebbero che quell’ uomo tornasse cieco, pur di avere ragione nella controversia contro Gesù. Dunque, niente miracoli il sabato ! La gloria di Dio sarebbero i precetti osservati. Non avrebbe importanza mettere Dio contro l’ uomo !. Questa sarebbe la cosa peggiore che possa accadere alla nostra fede. Invece, non è così: “La Gloria di Dio è un mendicante, che si alza, un uomo che ritorna nella pienezza della vita, “un uomo finalmente promosso a uomo” (Don Primo Mazzolari) . 

                                                           Mons. Antonino Scarcione

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