"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 7 settembre 2013

La Domenica con Gesù, XXIII del Tempo Ordinario/C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
 
 
Testi: " Quale uomo può conoscere il volere di Dio...Se Tu non gli avessi dato la sapienza e dall' alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito ? Sap 9, 13-18. "Carissimo,... Ti prego per Onesimo...non più però come schiavo, ma...come fratello carissimo...accoglilo come me stesso." Fm 9b-10. 12-17  ."...Se...non mi ama più di quanto ami suo padre, la sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle...non può essere mio discepolo"... Lc 14, 25-33

 
Il messaggio del vangelo odierno è uno dei più " destabilizzanti": Gesù, colui che aveva proclamato sublimi parole d' amore ( 10, 25-28) sembra, adesso, "invitare" all' odio verso le persone più care ! (14,26)  In verità, l' obiettivo dell' evangelista non è rivolto sul Signore, bensì sulla folla, che lo accompagna. La folla, forse, non ha ancora capito bene che cosa implichi realmente il discepolato. Per questo, Gesù si rivolge ai discepoli e sottolinea i due aspetti della sequela: il lasciare e il discernere.

 - Lasciare (vv.26-27). La nuova traduzione della CEI ha eliminato il termine, troppo forte, "odiare" ( presente nella versione del 1974), con la circonlocuzione: "Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo (v.26).

 Ma che cosa vuol dire, veramente, Gesù ? Il messaggio è: "la sequela comporta una rottura col passato". Vediamo che, il v.14, 26, approfondisce il concetto di discepolo: il discepolato deve diventare la nostra nuova identità. Per questo, ogni relazione, persino la più cara, passa in secondo piano. Luca evidenzia, inoltre, che il discepolato non si colloca a livello del "fare", ma in quello dell' "essere".

 Per essere discepolo, occorre abbandonare modi di concepire la vita, scale di valori e appartenenze sociali. Lasciare non è, però, sufficiente: per seguire, occorre prendere la propria croce: "Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo" (v.27) . Croce e discepolato, che erano stati proposti già da Gesù. Per essere, quindi, discepolo, bisogna lasciare ciò che è fonte di identità e di sicurezza, per mettere la propria esistenza nelle mani del Cristo.

Occorre, inoltre, abbandonare una coscienza di sé ed un passato noto, per un futuro imprevedibile, in cui "compare" la croce. Solo che una scelta di questo tipo non si può improvvisare. Per questo Gesù chiede alle folle di fermarsi, per valutare sé stessi.
 
 - Valutare sé stessi. Ecco due parabole per il discernimento (vv.28-32). 1) "Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere, se ha i mezzi, per portarla a termine ? (v.28). 2) Oppure, "Quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare, se può affrontare con diecimila uomini, chi gli viene incontro con ventimila ? (v. 31). Le due domande sono concentrate sull' espressione: "sedere prima". Se il verbo "sedere"  indica l'atteggiamento tipico di colui che riflette, l' accento, però, è collocato sull' avverbio "prima". Luca, quindi, afferma che è essenziale fermarsi e ponderare bene.

 - La prima parabola. Gli studiosi, in genere, individuano in essa, quale protagonista, un ricco proprietario terriero, che vuole costruire una torre per la protezione e la custodia dei campi. La riflessione riguarda il settore economico: senza un' oculata valutazione dei costi, si corre il rischio di iniziare un' opera, che non sarà completata,  diventando lo zimbello di "coloro che vedono. " Se questo vale per la costruzione di un edificio, quanto più è fondamentale nella costruzione della propria esistenza ".

 - La seconda parabola. Vediamo che segue lo stesso schema, utilizzando il linguaggio militare: la guerra. Prima di ordinare l' attacco, il re deve considerare, se, pur nell'inferiorità numerica, ha risorse tali da rendere la vittoria, quanto meno, probabile. Anche coloro che sono in "marcia" con Cristo, per lottare contro il potere delle tenebre (22,53), devono valutare le proprie forze, per evitare di essere annientati.

 - Il detto conclusivo: "Cosi', chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo " (v.35). La riflessione del proprietario terriero, come quella del re, sembrerebbe condurre alla valutazione delle proprie forze. Luca, invece, chiede anche la rinuncia dei beni !  Notiamo che il tema della ricchezza, nel  terzo vangelo, appare martellante: arricchirsi per sè e arricchirsi davanti a Dio sono atteggiamenti inconciliabili, come emerge, ad esempio, dalla famosa parabola del ricco epulone e Lazzaro ( vv.19-31).

 Per Luca, dunque, rinunciare agli averi è il segno concreto della volontà di essere discepolo di Cristo. Perché la ricchezza, dichiara Luca, ha il potere di coinvolgere il cuore dell' uomo, ostacolandone la ricerca del Regno ( 12, 22-34) .

                                                                                     Mons. Antonio Scarcione 

 

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