"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

giovedì 12 settembre 2013

I guai dâ p’gnàtta i sa a cugéra.

La mancanza dei bagni pubblici a Piazza Armerina è un annoso problema che tutte le Amministrazioni si sono sempre ritrovate quale incombenza da risolvere.
Chi più chi meno ha cercato di dare una soluzione al problema, lasciando sempre e comunque i cittadini insoddisfatti.
Al momento la città dispone di un solo bagno pubblico, quello di via Cavour, peraltro aperto solo mezza giornata, e così la città sopporta le necessità di turisti, pendolari e residenti grazie ai gestori dei locali pubblici.
A farne le spese soprattutto sono i vicoli del centro storico che diventano latrine a cielo aperto e il cortile del Municipio di sera ne è la viva testimonianza.
L’auspicio è che la nuova Amministrazione possa trovare le soluzioni per la creazione di vespasiani in varie parti della città, segno di civiltà della comunità; nel frattempo la vena poetica sull’argomento che nell’ultimo secolo ha sempre lasciato una poesia, un aneddoto, questa volta ci viene raccontata dal decano dei poeti dialettali piazzesi, il nostro Pino Testa che ci parla dell’argomento con una breve novella, bellissima e piacevole nella lettura.
                                                                                                    Filippo Rausa
 
 
I guai  dâ  p’gnàtta  i  sa  a cugéra.

        “P ‘ss…p’ss…Senta, per favore, mica, può indicarmi ove sta un vespasiano”???

Ma cöst’ chi vengh’ d’l’Arcania?

Véngh’    marini e s’ rr’ccöggh’ chi naschi cini..!

…No! Non s’gnura! M’ d’spiàg’! ….Zzà nan’ ggh’è nudd’ ch’ s’ ciàma VESPASIÀNGH’…

…Però…però,  öra ch’ ggh’ pénz’  e p’ sént’lu  a dì, ‘ncert’ VESPASIÀNGH’    TR’GONA,

d’ famigghia nobu, ch’ fés’  tant’ bèngh’ a Ciazza, ggh’ fu, ma cöst d’scörs’  è ‘nd’scörs’

d’nseculu….. döi seculi ‘ndarréra…!

P’ quànt’ n’söi, dî  TR’GONA d’öra, d’ VESPASIÀI  nan’ ggh’è  ciù manch’ l’ömbra.

 “ Benedetta Ignoranza!”….Ma, veramente intendevo parlare di… cesso…di… gabinetto

            ….di…  latrina…!

Ch’ m’ v’néss’’ncòpp’…!

Voss’gnuria parra câ ddégua d’ föra…!

Öra scì  ch’ n’cum’nzöma a capì!

Scì….scì ch’ ggh’ sunu……e com’ s’ ggh’ sunu…!

Ma  tutti ‘nciösi e föra us’…‘Ncà chi vò, cu cösta mal’détta  crisi…ognungh’ s’ rranciulia com’ po’.

A cosa, però, s’ po’  rr’m’diè.

Pr’chì  nan’ và  ad’ ô CUMUNI?  Ddà  scì  ch’ u tröva  ‘mpèzz’ d’ céss  o VESPASIÀNGH, com’   u ciama Voss’gnuria…..Scì ! U  tröva  d’ s’cur !!

            “Mica  si vuol prendere gioco di me”?....  Mi vuole sfottere?

Ma quàu sfött’ e sfött’ d’ lamadònna?! Chi và d’sgénn?...Mavéssa s’cchèr’ a ddéngua s’ dì  na cosa p’ nautra!

            “Ma…secondo lei, per un  bisogno corporale, dovrei disturbare il sindaco, tutto preso com’è a risolvere  i problemi che assillano i cittadini?...Ma lei è matto…!

No, ch’ nan’ sìgn’  pazz’!

            “E comunque, io il sindaco non lo disturbo”!

E allöra, dat’ ch’ “Voss’gnuria”  nan’  vò d’strubè  u   sinnch’….. allurt’màda  ggh’ cunséggh’ d’ fer’ com’ fés’nu l’antichi:…  o sa  fa ê cauzi cauzi  o ê cantunéri  cantunéri e, ad’accuscì, s’nciöd u d’scörs’.

                                                                                                                           PINO TESTA
                                                                                                                            Agosto 2013

Note:

P’gnàtta=      Pentola
Cugéra=       Mestolo di legno
Rranciulia=  Arrangiarsi
Rr’m’diè  = Rimediare
D’strubè  = Disturbare

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