"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 29 settembre 2013

La Domenica con Gesù, XXVI del Tempo Ordinario/C

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
 
 
 Testi: "Guai agli spensierati...distesi su letti d'avorio...mangiano agnelli...bevono il vino...si ungono con unguenti raffinati...andranno in esilio in testa ai deportati..." Am 6, 1a. 4-7 . "...Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi, invece, alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza..." I Tm 6, 11-16. "C' era un uomo ricco, che ogni giorno si dava a lauti  banchetti. Un povero,...Lazzaro, stava alla sua porta. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto..." Lc 16, 19-31.

 I due racconti, il ricco epulone e Lazzaro e l' amministratore disonesto di domenica scorsa, formano un dittico, che consente a Luca di approfondire l' insegnamento di Gesù sulla ricchezza. Il punto di partenza sono i farisei - così attaccati al denaro -, i quali, dopo l' affermazione del Signore che, cioè, nessuno può servire Dio e il denaro, si facevano beffe di di Lui, rigettando il messaggio e persino la sua persona. La parabola, quindi, è diretta a coloro che si comportano come i farisei. La narrazione può, agevolmente, essere divisa in due momenti: uno sulla " terra", il secondo nel dopo-morte.

 -La prima parte contrappone il ricco e Lazzaro. I ricchi indumenti del primo contrastano con le piaghe, che, invece rivestono il corpo del secondo. Il riferimento ai cani, animali "impuri" (nella tradizione dei giudei), completa la descrizione: il povero è avvicinato soltanto da cani. Osserviamo che Luca non accusa il ricco, non gli attribuisce nessuna colpa, neppure il rifiuto di assistere Lazzaro. Il ricco non "vede", rimane al di là della porta, che lo separa dal mendicante e dalla vita.

 Un dettaglio importante: diversamente dal ricco (anonimo), il mendicante, invece, ha un nome: Lazzaro (=Dio viene in aiuto). Se il nome del povero appare, durante la vita, una drammatica beffa, la morte, al contrario, segna l' azione benefica di Dio nei suoi confronti: "Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo" (v.22). Del ricco si afferma soltanto che morì e fu sepolto.

 - Nella seconda parte (vv.22-30), Luca presenta il capovolgimento della situazione. Lazzaro è nella gioia e il ricco nei tormenti. La parabola sviluppa il tema: il destino del ricco, che ha ignorato l'insegnamento di Mosè e dei profeti, sarà la sorte di chiunque ignora gli avvertimenti di Gesù. L'insistenza sulla figura di Abramo ricorda che l' appartenenza al popolo dell' alleanza (oppure il dirsi discepoli di Cristo), è irrilevante, al fine della salvezza. Noi lettori dobbiamo recuperare le parole di Giovanni il Battista, per comprendere come diventare autentici figli di Abramo. Anche le folle lo interrogavano: "Che cosa dobbiamo fare? " Gesu' rispondeva loro: "Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto " ( 3, 8-11 ).

il profeta Abramo
 - La prima richiesta dell'uomo tra i tormenti appare assai modesta. Probabilmente, avendo riconosciuto la sua colpa, non contesta il proprio destino., infatti, chiede, semplicemente, alcune gocce d'acqua. La risposta di Abramo è negativa. "Tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, nè di lì possono giungere fino a noi" (v. 26). Luca lascia trasparire che una distanza, che il ricco avrebbe potuto superare facilmente, durante la vita, aprendo la porta, si è ormai trasformata in un abisso: ora la porta è chiusa per sempre.

 - Nel secondo dialogo, il ricco chiede che Lazzaro sia inviato ad avvertire i fratelli. Abramo ricorda  che hanno Mosè e la Legge: basta seguirla. Il ricco replica che un messaggio dall' oltretomba potrebbe facilitare la conversione.
La risposta di Abramo è netta: chi non si pone in ascolto della Legge e dei profeti, rifiuterebbe di ascoltare persino qualcuno risorto dai morti.

 Come Amos, l'evangelista ricorda che l'ingresso nel Regno non avviene grazie a fenomeni straordinari (ad es. il ritorno dei morti): la salvezza percorre la strada umile dell' ascolto della Legge.

 - Notiamo infine che Lazzaro non  pronuncia nemmeno una parola. Gesù chiede  di dare anche a lui e ad altri la possibilità di parlare. Chiede di ascoltare la loro voce, cosicché egli possa continuare a proclamare la libertà ai prigionieri, la buona notizia ai poveri e annunciare agli oppressi la libertà.

 - I Padri della Chiesa ribadiscono come non si possa seguire Cristo senza riconoscerlo nei poveri: "Voi che siete servi di Cristo, suoi fratelli e suoi coeredi, soccorrete Cristo, nutrite Cristo, rivestite Cristo, accogliete Cristo, onorate Cristo" (Gregorio Nazianzeno).

                                                                                                      Mons. Antonio Scarcione

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il monito finale della parabola per mezzo di Abramo: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non crederanno neppure se uno risuscitasse dai morti”. Si è realizzata dopo con il ritorno dai morti di Lazzaro amico di Gesù, anzi non solo in gran parte non gli crederanno, ma per questo condanneranno Gesù a morte, che poi risusciterà… una profezia che si ripresenta nella storia. Un tipico processo ricorsivo, speculare, qui rafforzato dallo stesso nome di Lazzaro per i due protagonisti del vangelo, caratteristico del Vangelo, dell’intelligenza e del genio nella storia. Cfr. ebook (amazon) di Ravecca Massimo: Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie. -