Giovanni Battista |
sabato 3 dicembre 2011
La Domenica con Gesù, II^ Domenica di Avvento
……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.
La seconda domenica di Avvento apre davanti a noi un cantiere immenso: si tratta, infatti, di preparare al Signore una strada nella nostra esistenza, di " fare spazio a Dio, affinché venga con la sua consolazione ".
Il deserto è caratterizzato da condizioni difficili di vita,come, ad es., la mancanza d'acqua e di vegetazione. Coloro che lo abitano sono costretti ad una vita sobria, come quella del Battista.
Dio viene a consolare il suo popolo. Gli avvenimenti drammatici (l'esilio babilonese), che hanno segnato la storia di Israele, hanno reso il paese come un deserto. Deserto materiale (distruzione, saccheggio, profanazione). Ma anche deserto spirituale, perché coloro che hanno tradito la fiducia di Dio, ora si domandano, come potranno ristabilire la comunione con Lui, dopo di averGli preferito gli idoli.
E', tuttavia, Dio stesso, che vuole ristabilire il dialogo.
Egli, adesso, come allora viene nei nostri deserti. E' per questo che la parola del Battista risuona, oggi, con sorprendente attualità. Consideriamo, quindi, tutti i deserti, che si presentano ai nostri occhi: zone, in cui non abita più l' umano.
Deserti di dignità, in cui uomini e donne vengono trattati come oggetti, vittime di interessi senza scrupoli, di poteri forti. Deserti di solitudine, provocati dalla brama del possesso, dall' egoismo,dalla corsa sconsiderata verso il successo. Deserti di amore, causati dalla mancanza di tenerezza e di compassione, dalla durezza del cuore e dalla gelosia, dall'infedeltà e dall' abbandono. Deserti di povertà materiale e morale, disorientamento e smarrimento di fronte alle grandi scelte.
Malgrado tutto, la parola di Dio si fa, ugualmente, intendere in questa "torre di Babele", in cui gli uomini non si comprendono e non si sopportano. Su queste terre aride risuona l'appello del Vangelo a tracciare strade, in cui l' uomo possa ritrovare sé stesso e Dio.
Dio viene nella nostra esistenza. Siamo stati fatti ad immagine e somiglianza di Dio. Come, nel deserto, le rare piogge riescono a coprire il suolo di vegetazione e di fioritura, così Dio può ridestare la vita seminata in noi, se lo accogliamo con cuore sincero.
Cosa significa convertirsi? Come ben dice C.M. Martini, all'uomo viene ridata "la possibilità di scoprire il disegno di Dio, di scoprire sé stesso, di aderire a questo disegno con stupore, gratitudine, obbedienza e generosità".
Ma da dove nasce questa decisione, che cambia la vita di una persona?
-Essa è una prova della serietà, con cui Dio ci ama fino al punto di volerci come suoi collaboratori nella libertà e nell'operosità.
-Essa è la conseguenza di un desiderio, che abita e smuove la
persona: vivere la vita "buona e bella, secondo il Vangelo", un'esistenza, che corrisponde alle attese più profonde di felicità. E' la bellezza di questa proposta, che attrae fino al punto di accettare le esigenze e le condizioni, che questa scelta comporta. Certo il clima di stordimento, di cecità morale, talvolta di ottusità, non favorisce una decisione importante.
-Essa non prevede un semplice processo evolutivo. L'itinerario della conversione comporta una rottura, che viene ripresa in momenti successivi. Questo percorso esige la scioltezza, il distacco, la prontezza, la disponibilità del pellegrino. E diviene scoperta dolorosa del male, che è dentro di noi, della nostra complicità con l' ingiustizia; decisione radicale di troncare qualsiasi connivenza con ciò che deturpa in noi l' immagine di Dio.
-E' "il cambiamento di mentalità, del modo di ragionare, per accogliere un pensiero più ampio e più grande, che viene da Dio". Ciò comporta anche una regola di vita, che strutturi la nostra libertà e ci sottragga alle seduzioni del male. Essere discepoli comporta anche una cura attenta del rapporto con Dio.
"Colui che è più forte di me...". Giovanni è un apripista: è questa la sua missione. E quindi non ha vergogna alcuna ad ammettere subito la distanza e la diversità, che lo separano da Colui che sta per arrivare.
-Il Battista deve "preparare la via" e quindi invitare a colmare e a raddrizzare, perché non accada di mancare l' incontro decisivo della propria esistenza.
-Il Battista è una voce, che grida, per destare coloro che, presi da tante cose, corrono il pericolo di non cogliere ciò che di straordinario sta per accadere. Gesù è la "Parola fatta carne", è lui stesso la Buona Notizia, la Parola che salva, libera, strappa all'oscurità e al potere del male.
-Il Battista invita a compiere un gesto di penitenza, a preparare adeguatamente alla venuta dell'Inviato di Dio.
Lasciamoci, dunque, "svegliare" da questa voce, che ci strappa ai nostri ritmi abituali. Perché l'Avvento è il tempo, in cui noi veniamo messi di fronte al nuovo progetto di Dio, alla sua proposta di felicità e di pienezza.
Lasciamo che il Battista apra i nostri occhi. Potremo allora riconoscere tanti segni dell' azione dello Spirito. Vale la pena assecondare il cambiamento, cominciando da noi stessi, dai nostri atteggiamenti, dalle nostre scelte. Cominciamo a "raddrizzare" quello che è storto: dentro di noi e accanto a noi. Doniamo gesti di consolazione, di solidarietà, di comprensione e di perdono.
Mons. Antonio Scarcione
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