"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 2 agosto 2015

La Domenica con Gesù, XVIII del Tempo Ordinario/B

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale

Testi: “ Io farò piovere pane dal cielo per voi”. Es 16, 2-4.12-15 . 
“Donaci, Signore, il pane del cielo”. Sal 77. “Abbandonare l’ uomo vecchio, rivestire l’ uomo nuovo”. Ef 4,17.20-24 . 
“Io sono il pane della vita”. Gv 6, 24-35.

Dopo che la moltiplicazione dei pani ha entusiasmato la folla (che, però, non ne ha capito la “portata” di segno, che,anzi, l’ha travisata in chiave politica (= Volevano farlo re), l’evangelista Giovanni presenta una lunga controversia tra Gesù e i giudei. A questo punto, salta, subito, agli occhi l’auto-definizione di Gesù come “pane di vita”.
- La ricerca del Signore da parte della folla è superficiale. Essa appare, infatti, simile a quella degli Israeliti nel deserto, che, pur vedendo i segni, non capiscono e pensano di “piegare” o utilizzare Dio per i propri scopi.
Il verbo “recarsi” può avere valenza positiva, ma, anche una negativa: può, ad es., esprimere un atteggiamento auto-centrato, narcisistico, di persona a caccia di emozioni spirituali. Gesù aveva ammonito i discepoli a non preoccuparsi dei vestiti e del nutrimento, perché la preoccupazione primaria doveva essere la ricerca del regno di Dio.
Notiamo, così, che la folla non riesce a decifrare i segni della presenza di Dio in lui. Gesù, quindi, “rimprovera” questa folla, che, al contrario, cerca l’ “uomo giusto”, capace, cioè, di risolvere “magicamente” i propri bisogni, invitandola, a scoprire le motivazioni, per cui egli va cercato. Gesù stesso ribadisce che, se c’ è un “lavoro” da fare, esso è, certamente, quello di cercare il “cibo che rimane”, che conduce alla vita eterna, che è la vita stessa di Do, piuttosto che preoccuparsi per un “cibo che perisce”. Quest’ “opera” implica adesione, impegno e fatica.
Infatti, lo “statuto teologale” dell’ esistenza consiste nella sinergia tra fede, speranza e carità.
- Il “fraintendimento” della folla mette in risalto la novità di Gesù. Mentre essa si preoccupa di fare “opere”(di compiere,cioè, i precetti della Legge), Gesù afferma che l’ unica opera da fare, “opus Dei”, è il credere in lui, scommettere sulla sua persona.
La salvezza non dipende dagli sforzi dell’ uomo, ma dall’ accoglienza del dono della fede.
- Gli interlocutori pretendono prove concrete. Rievocano l’ episodio della manna e pretendono un miracolo simile a quello operato da Mosè. Gesù risponde, contrapponendo alla manna effimera il “vero pane disceso dal cielo”. Ora il Padre dona il figlio, che è di gran lunga superiore a Mosè. Gesù dà cibo eterno per tutta l’ umanità. Dice anche di essere lui il Messia, che adempie tali attese. Lui è il pane che placa la fame della storia. Chi crede in maniera autentica, rintraccia il senso dell’ esistenza. Vale, quindi, la pena ricordare l’ “immagine “, coniata da F.Mauriac, che parla dell’ eucaristia, come “Dio in agguato”, pronto, cioè, a piombare sui bisogni e sui desideri dell’ uomo senza disgusto. Il vero pane è Gesù, la sua parola e la sua persona.
- Il brano si chiude con la falsa e insufficiente ricerca degli interlocutori. Essi intendono, certo, la superiorità del pane, di cui parla Gesù, ma non ne comprendono il valore simbolico; benché il Primo Testamento avesse già interpretato la manna, come la parola e la sapienza di Dio. Gesù risponde alla loro durezza di cuore con la prima solenne formula di auto- rivelazione, identificandosi con “il Pane di Vita”, frase che in greco si può tradurre anche con “Pane che è Vita”. Il vero pane è lui; superiore anche al pane della Sapienza dell’ A.T. Infatti, se in Sir 24,20, la Sapienza affermava: “Chi viene a me non avrà più fame, chi viene a me non avrà più sete”, Gesù afferma di essere lui stesso la sapienza e il dissetamento definitivi.

                                                                       Mons. Antonino Scarcione    

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