"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 15 agosto 2015

SOLENNITA' DELL'ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa.

Testi: “…Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle…” Ap 11,19a;12,1-6.10 . “Risplenda la regina, Signore, alla tua destra”. Sal 44 . “…La morte è stata inghiottita dalla vittoria. Dov’ è, o morte, la tua vittoria ? Dov’ è, o morte, il tuo pungiglione ? “ I Cor 15,20-27° . “…Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato ! Ma egli disse: Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano ! “. Lc 1,39-56.

Il vangelo ci presenta la visita di Maria ad Elisabetta. Nel ventre della prima “lievita” la carne del Figlio di Dio, mentre nel ventre della seconda la carne di Giovanni il Battista. L’ episodio si articola in tre scene: l’ incontro delle due madri, il canto del “Magnificat”, il soggiorno di Maria e il ritiro a casa. Notiamo subito che Maria si alza ( il verbo greco”anistemi” significa anche “risorgere”) e si mette in viaggio, per visitare Elisabetta. Mi piace sottolineare che Luca dipinge Maria come la nuova arca dell’alleanza in cammino.

La città, dove Elisabetta si trova, viene identificata con Ain Karim, sei Km ad ovest di Gerusalemme

“La fretta” di Maria è dettata dalla fiducia di chi ha creduto che Dio sta operando in lei grandi cose. Maria ed Elisabetta non si perdono in futili chiacchiere, ma parlano subito di Dio. Maria ricorda “ il messaggero sui monti…il messaggero di bene che annuncia la salvezza” (Is 52,7). La “danza” di Giovanni nel seno di Elisabetta riconosce in Maria colei che, come l’ arca, porta dentro di sé la vera manna e la vera “Legge”, che ormai si sono fatte carne.

Maria appare subito mediatrice di grazia e fa sì che Elisabetta riconosca in lei “la madre del Signore”. Dapprima benedice Maria, usando epiteti di eroine, liberatrici dell’ A.T., come Giaele e Giuditta; poi, si congratula con lei come modello di credente; e, più precisamente, chiama “beata colei che ha creduto che ci sarà compimento delle parole a lei dette dal Signore”. Questa è proprio la prima beatitudine di Luca, che fa di Maria la donna che incarna le beatitudini del Regno, la discepola in ascolto, la serva vigile della Parola.

-Il Magnificat inneggia a un Dio amorevole e “sovversivo”. Ciò che Maria confida ad Elisabetta viene trasfigurato da Luca in un cantico, un vero “collage” di reminiscenze dell’ A.T.,ispirate a quello di Anna (I Sam 2,1-11), che loda Dio, quale unico protagonista. La composizione si articola in tre sequenze, caratterizzate dalla gratitudine e dallo stupore. La prima è il ringraziamento di Maria, che annuncia la scelta di Dio nei suoi confronti, magnificando Dio e affermando, cioè, che, “se c’ è nel mondo qualcosa di grande”, questo è solo Lui! Dio “ha guardato”, cioè, ha scelto l’argilla umile di Maria, per farne un vaso di misericordia. Nella seconda, Maria diventa la voce d’ Israele e dell’ umanità, indicati come coloro che “temono” Dio, nel senso non di paura, ma di rispetto. Dio appare in tutta la sua utopia sovversiva, nel ribaltare i ruoli di importanza ai suoi occhi.

Se nella logica umana i potenti, i ricchi e i superbi appaino i vincenti e gli arbitri della storia, il Dio cantato da Maria predilige i deboli, i poveri, i perdenti. Vediamo che in questa pagina di Luca non c’ è solo una lode degli insignificanti e degli ultimi (in senso sociologico), ma di persone che “scommettono” unicamente su Dio e non sugli uomini. La lealtà/misericordia di Dio, che prende carne in lei, si estende a tutta l’ umanità.

Come in Abramo, anche “in Maria, saranno benedette tutte le nazioni”.

                            Mons. Antonino Scarcione
                                                                                                        Sinceri Auguri

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