sabato 10 marzo 2012
L’Epigrafe della Biblioteca di Piazza
Riceviamo e Pubblichiamo
Riportiamo il lavoro condotto dal prof. Gaetano Masuzzo relativo la traduzione di un’epigrafe che si conserva presso la Biblioteca Comunale di Piazza Armerina.
Un antico baluardo della cultura
Nei primi anni del XVII secolo a Piazza Armerina, allora Platia (in qualche documento, anche Platea), esistevano ben quattordici tra Monasteri, Conventi, Case Professe e Commende degli Ospedalieri maschili, e sette tra Monasteri, Conventi e Ritiri femminili. La popolazione della città era di oltre 16.000 abitanti (rivelo del 1593) e tra questi c’erano un marchese, quattro conti e trentotto baroni. Inoltre, 100 circa erano i sacerdoti, che officiavano nelle quasi cento chiese presenti nel territorio intra moenia ed extra moenia (93 nella relazione “ad limina” del 1655). La conferma dell’alto prestigio della comunità piazzese di allora arrivò col titolo di Spettabile(1), concesso nel 1612 da re Filippo III d’Asburgo, ovviamente dietro il pagamento di 10.000 scudi dalla Giurazia(2). Dato che uno scudo di allora valeva all’incirca 72 € di oggi, per quell’enorme cifra il re, insieme al titolo, concesse la possibilità di amministrare oltre la giustizia civile anche quella penale (mero e misto imperio) attraverso il Tribunale dei Tre Giudici. Da questo quadro di quattro secoli fa si deduce che la prosperità economica era prerogativa dei numerosi nobili, mentre ogni attività culturale era monopolio ecclesiastico e in particolare del monachesimo. Questa situazione consolidava sempre più la consuetudine dei monasteri e dei conventi di essere importanti centri di diffusione culturale, in cui il libro occupava un posto di primo piano. Infatti, “Nella Regola di San Benedetto era prescritto l'obbligo della lettura in vari momenti della vita del convento; il monaco aveva fra le mani il libro nel coro, al refettorio, nella cella, compagno fedele della giornata. Fin dai primi tempi della fondazione delle abbazie era prevista la presenza di una biblioteca. Era scritto: Claustrum sine armario sicut castrum sine armamentario (un monastero senza biblioteca è come una fortezza senza armeria). Collegato alla biblioteca era lo scriptorium, dove si svolgeva il lavoro di copiatura e di miniatura dei manoscritti da parte dei monaci amanuensi: con la loro attività di trascrizione dei codici, furono il più importante strumento di conservazione del patrimonio culturale della classicità.”(3)
LEGGI TUTTO: http://www.archeoplatia.org/content/view/179/1/
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3 commenti:
Ancora una volta il prof. si rivela una fonte inesauribile di notizie e curiosità storiche, soprattutto sul nostro centro storico e, quindi, sul nostro Nobile Quartiere. Con questi piacevoli articoli mi sto appassionando maggiormente alla nostra storia cittadina. Non mancherà una mia prossima visita alla biblioteca per guardare l'iscrizione antica, non solo per i libri.
Grazie prof. per essersi interessato non solo di pallavolo in palestra.
Un ex alunno
Bel lavoro prof, grazie al suo impegno scopriamo cose celate tra le pagine di storia.
Giuseppe
Finalmente qualcuno mi ha spiegato di cosa parla quel "pezzo di marmo" in biblioteca. Non sapevo che fosse così importante. Grazie per la spiegazione professore.
Seguirò le sue prossime scoperte con vero interesse.
Vincenzo
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