"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 20 ottobre 2012

La domenica con Gesù, XXIX del Tempo Ordinario

……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.

I Lettura. "...Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità ". Is 53, 10-11

II Lettura." Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande...Gesù Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione di fede". Eb 4, 14-16

Vangelo. " Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che chiediamo"..."Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra "...Mc 10, 35-45

 Questo brano evangelico presenta l'ultimo insegnamento di Gesù ai discepoli sulla "via di Gerusalemme". Per la terza volta Egli afferma che a Gerusalemme subirà la passione e la morte, ma Dio lo risusciterà il terzo giorno. La prospettiva della risurrezione e della gloria "provoca" la richiesta di Giacomo e di Giovanni. " Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra ".
 - "Vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiediamo". La domanda colpisce per il tono "imperativo". Gesù ha insegnato ai discepoli a desiderare ciò che Dio desidera (il compimento della sua volontà). Questa logica, invece, qui è capovolta.  L' uomo e le sue richieste stanno al centro, mentre Dio "deve mettersi a sua disposizione". Ecco la tentazione per eccellenza: Dio nel mio progetto, non io nel suo.


- " Che cosa volete che io faccia per voi ? " Di fronte ad un invito così allettante, noi che cosa avremmo chiesto ? Possiamo senz' altro affermare che il "virus" che affligge la richiesta dei due fratelli non è diverso da quello che "infetta" i nostri sogni. Giacomo e Giovanni desiderano un posto accanto a quelli che contano. Tuttavia, chi domanda per sé, ignorando gli altri, chiede inevitabilmente contro gli altri. E' uno spettacolo, che, purtroppo, si presenta dovunque: dal fare a "gomitate", per salire sull' autobus, agli "sgambetti" ai colleghi di lavoro, per superarli nella carriera, agli interessi egoistici, in cui si risolve spesso l' azione politica, che, invece, dovrebbe essere un servizio al bene comune. Alla radice c' è sicuramente vanagloria e istinto di potenza.
 - Gesù "risponde" con una domanda. " Voi non sapete quel che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo, in cui io sono battezzato ?" Il loro desiderio va orientato: "non la ricerca di un posto al sole", ma la condivisione del destino di Gesù'. Egli li invita, poi, ad affidare al Padre la loro ricompensa futura.
 - La reazione degli altri discepoli evidenzia che anch' essi condividono la stessa concezione del potere. Il vangelo mette, quindi, il dito sulla  tentazione, in cui "incappa" ogni uomo e, in quanto uomo, subì anche il Signore, riuscendone, però, vincitore. Preti o laici, impegnati nelle istituzioni ecclesiali, sociali e politiche, tutti possiamo essere tentati di trasformare l' autorità in potere, l' autorevolezza in autoritarismo, mossi dall' amore per i primi posti, dalla voglia di comandare e realizzare più i nostri progetti che il bene degli altri. Bisogna avere il coraggio di sradicare questa logica. Gesù' stesso, come ben sappiamo, dice, infatti: "Chi vuol diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti ". 
 - Sul significato del termine "servizio" non ci può essere equivoco. Perché abbiamo un modello preciso: " Il Figlio dell' uomo, infatti, non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". La vera grandezza consiste nel considerare ogni persona più grande e importante di me. Sappiamo che i potenti della terra sono temuti e rispettati, ma certamente non sono amati. Al contrario, chi vive la propria vita come un dono per gli altri, riceve, immancabilmente, riconoscimento e amore da coloro che ha servito.
                                                                                     Mons. Antonio Scarcione
                                                                                                                                                                                       

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