"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

giovedì 11 ottobre 2012

Il vescovo apre l'Anno di fede

Perché un Anno della fede? La domanda non è retorica e merita una risposta.
La Basilica Cattedrale gremita di fedeli accorsi da ogni città della Diocesi di Piazza Armerina per ascoltare le parole del vescovo Michele Pennisi che in un’atmosfera solenne e gioiosa apre l'Anno della fede.

            Carissimi Confratelli, fratelli e sorelle amati dal Signore,
sono lieto di celebrare oggi con voi in questa nostra Basilica Cattedrale l’inizio dell’Anno della Fede  a 50 anni dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha voluto  riaffermare e ridestare la fede in Cristo ed ha voluto spingere tutta la Chiesa a comunicare  Gesù Cristo”luce delle genti” ad ogni uomo a ogni donna del nostro tempo.
 In Santo Padre Benedetto XVI questa mattina  durante  la solenne  celebrazione nella basilica di san Pietro ha detto:”Gesù è il centro della fede cristiana. Il cristiano crede in Dio mediante Gesù Cristo, che ne ha rivelato il volto. Egli è il compimento delle Scritture e il loro interprete definitivo. Gesù Cristo non è soltanto oggetto della fede, ma, come dice la Lettera agli Ebrei, è «colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (12,2) e il principale soggetto dell’evangelizzazione”.
Il Beato Giovanni XXIII nel Discorso di apertura del Vaticano II  presentò il fine principale del Concilio in questi termini: «Questo massimamente riguarda il Concilio Ecumenico: che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace. (…)E’ necessario che questa dottrina certa ed immutabile, che deve essere fedelmente rispettata, sia approfondita e presentata in modo che risponda alle esigenze del nostro tempo» (AAS 54 [1962], 790.791-792).
 In quello stesso discorso il Papa Buono , rispetto  a coloro che vedevano un futuro pessimistico per la Chiesa,  lanciò un messaggio di speranza  affermando “di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo” ed affermò:” Nello stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanità sembra entrare in un nuovo ordine di cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi piani della Divina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi attraverso l’opera degli uomini, e spesso al di là delle loro aspettative, e con sapienza dispongono tutto, anche le avverse vicende umane, per il bene della Chiesa”.
A distanza di cinquant’anni è necessario  ritornare  alla «lettera» del Concilio cioè ai suoi documenti  per trovarne l’autentico spirito,.
In questi decenni assieme a tanti frutti positivi del rinnovamento conciliare  è avanzata anche una «desertificazione» spirituale che ha portato molti  a vivere  come se Dio non esistesse o senza Dio.  Ma a partire dall’esperienza di questo deserto spirituale  siamo chiamati nuovamente a condurre gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano  indirizzandoli verso l’amicizia con Cristo che ci dona la vita in pienezza.   Si tratta di uscire dal deserto che porta con sé il mutismo di chi non ha nulla da dire, per restituire la gioia della fede e comunicarla  con rinnovato entusiasmo .
Nella  Costituzione sulla  Divina Rivelazione  si parla della fede in questi termini: “A Dio che rivela è dovuta « l'obbedienza della fede» (Rm 16,26; cfr. Rm 1,5; 2 Cor 10,5-6), con la quale l'uomo gli si abbandona tutt'intero e liberamente prestandogli « il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà » (4) e assentendo volontariamente alla Rivelazione che egli fa. Perché si possa prestare questa fede, sono necessari la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi dello spirito e dia « a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità » (5). Affinché poi l' intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni”.(Dei Verbum n.5).
La fede ,che è inseparabile dalla grazia di Dio, implica la conoscenza non di verità astratte ma di un evento salvifico, la fiducia nella parola divina, la sottomissione obbediente e la dedizione personale di sé a Dio, la comunione di vita con Cristo e la tensione alla piena unione con Lui dopo la morte.
La Parola di Dio ci  aita a comprendere il dono della fede  all’interno della comunità ecclesiale.
Nel brano del Deuteronomio che abbiamo ascoltato la fede implica l’ascolto della Parola del Signore, la sua professione con la bocca,  la conversione del cuore   e l’obbedienza che mette la mette in pratica.
Nel vangelo di Giovanni Gesù ci dice che l’osservanza della sua parola scaturisce dall’amore verso di Lui, nel quale i discepoli devono vedere il rivelatore di sé stesso come Figlio del Padre che dimora nel cuore dei credenti. L’assimilazione interiore della  Parola di Dio attraverso la fede è possibile attraverso la presenza dello Spirito Consolatore che ci  insegnerà ogni cosa e rinfrescherà la nostra memoria ricordandoci ciò che Gesù ci ha detto.
San Paolo nella lettera ai Filippesi Fil 2,1-4esorta  a vivere la fede   all’interno della comunità cristiana  nella comunione  di spirito, nel comune sentire,nel medesimo amore, nella stima reciproca e nel superare ogni rivalità e divisione.
Oggi noi siamo chiamati a  riscoprire il nostro battesimo, autentica porta della fede come della vita in Cristo e nello Spirito, che ci ha resi  figli di Dio, fratelli tra di noi e membri della famiglia della Chiesa.
Oggi si tratta di far risplendere la bellezza della fede  nel nostro tempo, senza sacrificarla alle esigenze del presente né tenerla legata al passato e senza ridurla ad una realtà  solo intellettuale o sentimentale o moralistica.
È un anno per tutti noi nel quale  sentiamo la necessità di rinvigorire il nostro passo seguendo nel cammino della fede l’esempio di  Maria SS. e dei Santi.
Una delle idee portanti del rinnovato impulso che il Concilio Vaticano II ha dato all’evangelizzazione è quella della chiamata universale alla santità, che in quanto tale riguarda tutti i cristiani (cfr Cost. Lumen gentium, 39-42). I santi sono i veri protagonisti dell’evangelizzazione in tutte le sue espressioni. Essi sono, in particolare, anche i pionieri e i trascinatori della nuova evangelizzazione: con la loro intercessione e con l’esempio della loro vita, attenta alla fantasia dello Spirito Santo, essi mostrano alle persone indifferenti o addirittura ostili la bellezza del Vangelo e della comunione in Cristo, e invitano i credenti, per così dire, tiepidi, a vivere con gioia di fede, speranza e carità, a riscoprire il «gusto» della Parola di Dio e dei Sacramenti, in particolare del Pane di vita, l’Eucaristia.
Nella nostra  Sicilia della corruzione imperante, della crisi economica e sociale sboccia ancora la preziosa pianta della santità  in persone anche del nostro tempo come padre Pino Puglisi ,che ci dice come sia possibile una testimonianza di novità di vita e una resistenza al malaffare politico e alla criminalità. Finché ci sono  tra noi dei santi (riconosciuti dalla Chiesa o rimasti anonimi ai più) ci può essere speranza per tutti.
La porta della fede è sempre aperta a tutti. Ciò significa che nessuno può sentirsi escluso dall’essere positivamente provocato dalle grandi questioni  sul senso dell’esistenza , sul futuro di ciascuno di noi oltre  il tunnel oscuro della morte.
Porsi la domanda sulla fede non equivale a estraniarsi dal mondo, piuttosto fa prendere coscienza della responsabilità che si ha nei confronti dell’umanità in questo frangente storico.
Anche nei nostri tempi lo Spirito Santo  suscita nella Chiesa un nuovo slancio per  una nuova evangelizzazione, orientata principalmente alle persone che, pur essendo battezzate, si sono allontanate dalla Chiesa, e vivono senza fare riferimento alla prassi cristiana. per favorire in queste persone un nuovo incontro con il Signore, che solo riempie di significato profondo e di pace la nostra esistenza; per favorire la riscoperta della fede, sorgente di Grazia che porta gioia e speranza nella vita personale, familiare e sociale.
L’11 ottobre 1962 si celebrava la festa di Maria Santissima Madre di Dio e della Chiesa. A Lei  come  modello    dei credenti e stella della nuova evangelizzazione  affidiamo l’Anno della fede perché  ci guidi nel nostro cammino di fede.

                                                                              + MICHELE PENNISI

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