1
Quest’Immagine sacrata
Della Vergine Maria,
dai nostri avi venerata,
di lontano ci venia;
fu il segnal di gran vittoria
e cagion di nostra gloria.
2
Giacea il popolo fedele,
oramai cento e cent’anni,
sotto l’arabo crudele,
nell’obbrobrio e negli affanni,
invocando invano aita:
ogni speme era svanita.
3
Sorge a un tratto il pio Ruggero;
radunò armi e tesori,
per abbattere l’impero
di quei barbari oppressori;
pria però volse il suo core
al romano almo Pastore.
4
Alessandro lo benedisse,
e gli diede l’immagin pia,
levò gli occhi al celo, e disse:
va, figliuol, per la tua via;
Dio t’assista e la sua Madre.
Vincerai le inique squadre.
5
Va Rugger, fatto sicuro,
va per l’isola gemente;
non c’è torre, non c’è muro
che resista alla sua gente,
cui protegge in ogni assalto
il Vessil che brilla in alto.
6
Il vessillo della Vergine
vola già di terra in terra.
Ecco è salva la Sicilia;
ecco cessa l’aspra guerra,
e in dolcissima armonia
inneggiar s’ode Maria.
7
Dalle ceneri fumanti,
dagl’ingombri dei detriti
sorgon belli i templi santi
al decor dei sacri riti;
e la croce del Signore
brilla al sol con nuovo onore.
8
Ma il Vessillo portentoso
Della nostra alma Regina
Dal guerriero vittorioso
L’ebbe sol Piazza Armerina;
l’adornò di gemme e d’oro;
lo serbò come un tesoro.
9
Lo serbò come un tesoro
Nell’altar del maggior Tempio;
di ben altre gemme e d’oro
--- ai nipoti eccelso esempio ---
L’adornò; gli offerse il core;
gli giurò perenne amore.
10
Cadde poi l’antica Pluzia
Al furor d’altro tiranno;
il Vessillo della Vergine
fu sottratto al comun danno;
ma dal popolo rinato
ahi ! non fu più ritrovato.
11
Quanto pianto, quanti gemiti !
Che cercar lungo e penoso !
Sorge alfine il buon Candilia;
vide in sogno il loco ascoso.
Già alla luce rinvenia
Il Vessillo di Maria.
12
Cessa allor la pestilenza,
e la gente dolorosa
ora esalta la potenza
dell’Immagin portentosa.
Cessa il lutto e cessa il pianto;
s’alza al ciel di grazie un canto.
13
A invocar la nostra Madre
dalle terre circostanti
pellegrin venian a squadre,
e partian lieti e festanti.
E ognor più crescea la gloria
di Maria della Vittoria.
14
Dove è più Vergin Maria,
dove è più l’antica fede,
quando in pianto si venia
a implorar da Te mercede,
e vedeasi in un baleno
far la pioggia e il sereno ?
15
Noi veniam, madre, al tuo piede,
noi veniam pentiti in pianto,
desta in noi l’antica fede;
su di noi stendi il tuo manto;
dacci in vita il tuo sorriso,
e il tuo amplesso in Paradiso.
Ave e Gloria
Or ti preghiam Maria, nel mesto canto
Per la nostra città che amasti tanto.
Tua sacra Immagin dalla man di Pietro
Fu data al pio liberator guerriero.
Ei sul vessillo la ripose, e in guerra
Tutta percorse la sicana terra.
Ei menava la spada, e tu dall’alto
A lui davi vigor nel fiero assalto.
Ei per te vinse, e fu sol tua mercede
Se tra i nostri avi rifiorì la fede.
Ma niuna bella, popolosa forte
Città, sfuggita alle servil ritorte,
Fu preferita a Piazza, il sacro pegno,
O Maria, del tuo amor visibil segno,
Sol l’ebbe Piazza, e il custodì gelosa,
Ei li venerò come celeste cosa.
Ma poi che d’altre guerre e d’altri danni
Piazza fu segno, ed ebbe immensi affanni,
Non trovò più l’Immagine sacrata,
Cautamente al furor empio inviolata.
E non s’udian che gemiti e preghiere
Di e notte ferir l’eccelse sfere.
Ma al buon Candilia tu parlasti al core,
Ei rivenne il segno dell’amore;
E fu gran gioia e fu gran plauso e festa,
E dei mali cessò l’aspra tempesta;
Ed ora ci sorridi in questo tempio,
D’amor filiale memorando esempio
Noi ci doniam a te; tu del tuo manto
Copri questa Città, che amasti tanto;
Mostra anche a noi il tuo materno viso
E menaci con te nel paradiso.
Così sia
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