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Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

venerdì 1 novembre 2013

Mons. Antonio Scarcione, finanzia il restauro della chiesa di San Giovanni

Articolo tratto dal quotidiano Repubblica - Palermo, del 01 novembre 2013
Mons. Antonio Scarcione

Finanzia il restauro di una chiesa con il trattamento di fine rapporto. Dopo decenni di richieste vane, Monsignor Antonio Scarcione, rettore della chiesa armerina di San Giovanni, ha deciso di autofinanziare il restauro dell’edificio sacro.
«Basta. Dopo decenni di richieste, solleciti e appelli, ho deciso di finanziare con i miei risparmi i lavori di restauro della chiesa di San Giovanni – sottolinea con un tono di garbata polemica Monsignor Scarcione – Per farlo, ho fatto ricorso al trattamento di fine rapporto che mi è stato riconosciuto a chiusura della mia lunga carriera di dirigente scolastico».
La chiesa di San Giovanni è una straordinaria cappella settecentesca interamente affrescata. Un monumento che da solo vale una visita nella città nota per la Villa romana del Casale. L’edificio fu ricostruito nel 1615 su un precedente impianto quattrocentesco. Al suo interno un vasto ciclo di affreschi eseguiti nella prima metà del Settecento dal pittore fiammingo Guglielmo Borremans e dai suoi aiuti. Una testimonianza pittorica seriamente compromessa: infiltrazioni, umidità, collasso dei pigmenti, tratteggiano un drammatico stato di conservazione degli affreschi.
Varcata la soglia del pesante portone in legno intarsiato la cappella si staglia ariosa e solenne in tutta la sua suggestione borrominiana permeata da un’atmosfera stendhaliana. Gli azzurri cangianti del pittore di Anversa, si intersecano con le terre dalle tonalità tenui del pastello. È un tripudio di allegorie e figure. Da decenni gli organi competenti, Soprintendenza e Assessorato regionale ai Beni culturali, hanno ricevuto numerose e allarmate segnalazione di enti e associazioni. Gli affreschi sono ormai in un evidente stato di sofferenza. Le pitture in affresco sono state fissate da ampie velinature. Il tentativo disperato è quello di contenere il distacco dei pigmenti causato dalle vaste infiltrazioni di umidità. Il risultato è che i lavori continuano a essere rinviati da decenni.
«Ho deciso di adottare questa estrema risoluzione di autofinanziare i lavori, perché credo sia quello attuale un punto di non ritorno – continua ancora l’ex preside Scarcione – Si tratta di affreschi, non di pitture. Se non interveniamo immediatamente li perderemo definitivamente. È questo un atto di barbarica disattenzione».
Il primo intervento eseguito con l’autofinanziamento di Monsignor Scarcione, è stato dedicato al recupero di un pulpito in legno. Il manufatto finemente intarsiato, datato prima metà del XVIII secolo, è stato restaurato dal laboratorio “Ennaion” di Enna.
«Ovviamente, abbiamo chiesto l’autorizzazione alla Soprintendenza di Enna che ha concesso il permesso – spiega il rettore della chiesa di San Giovanni – I prossimi lavori che abbiamo programmato riguarderanno la collocazione del pulpito e la sistemazione di un altare laterale. Serviranno però altri soldi. Per gli affreschi somme di una certa entità. Sarò dunque costretto a chiedere un finanziamento in banca. Ma intendo proseguire, senza attendere più la solita lettera con la quale mi si comunica che l’amministrazione regionale non può far fronte alle mie richiese per mancanza di fondi».
Una vicenda dunque che delinea il paradigma del grave stato di conservazione e tutela del patrimonio artistico siciliano. Oltre che i danni del tempo, la chiesa di San Giovanni ha subito nel corso degli anni anche gravi episodi di saccheggio. Nel gennaio del 2005, la chiesa è stata espoliata di pregevoli manufatti. I ladri come in una pagina di un romanzo d’appendice, hanno divelto le grate della cantoria e si sono calati dall’alto all’interno della cappella. La chiesa era priva di ogni elementare impianto di antifurto. Nel corso della razzia furono portati via: un velo omerale raffigurante l’Agnus Dei in taffettà di seta ed avorio. Scomparso anche un prezioso calice di bottega palermitana, risalente al 1753 in argento sbalzato. Una splendida madonna della Purità, olio su tela di autore anonimo, probabilmente di scuola napoletana. Dall’altare maggiore scomparve un leggio in legno, sbalzato e cesellato in argento. Per completare l’opera dall’altare laterale i malfattori asportarono un raffinatissimo Sine Labe.
                                                                                    Concetto Prestifilippo

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Azione davvero ammirevole quella di mons. Scarcione Complimenti.
Un esempio che le cosiddette istituzioni locali e non dovrebbero impegnarsi ad emulare.
Michele Suriana

Anonimo ha detto...

Decisione davvero ammirevole. Complimenti a Mons. Scarcione
E' questo un esempio che le cosiddette istituzioni locali e non dovrebbero prendere in seria considerazione, perché di fatto é una denuncia sull'immobilismo politico/burocratico vigente.
Michele Suriana

Anonimo ha detto...

Complimenti! !