"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

martedì 22 marzo 2011

GIU' LE MANI DALL' OSPEDALE DI PIAZZA ARMERINA

GLI SBAGLI DELLA POLITICA NON POSSONO RICADERE SUI CITTADINI.

Qualunque sia la ragione o le ragioni o i calcoli sulla base dei quali è stata presa la decisione di chiudere in modo definitivo il reparto di ostetricia e ginecologia di Piazza Armerina, essi sono sbagliati.


Non ci piace che le scelte sulla chiusura dell'ospedale di Piazza Armerina avvengano sulla base di decreti regionali (30 dicembre 2010) che spuntano di volta in volta create dalla Politica o dal Politico di turno.

E' giusto razionalizzare la spesa e, quindi, risparmiare, ma questo bisogna farlo diminuendo gli sprechi e non sulla pelle dei cittadini.

Non c'era e non ci sono i presupposti per chiudere definitivamente il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di Piazza Armerina, ma ammesso che esistessero, la scelta non può essere quella della chiusura del reparto stesso.

L'Ospedale è come la filiale di una banca. I clienti ci sono per forza naturale delle cose e non possono mancare.

E se una filiale va male, non si chiude la filiale, ma si cerca di capire quali sono le cause del mancato funzionamento.

I reparti di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di Piazza Armerina non possono essere chiusi per fare bilanciare i numeri all’Assessore Russo, la politica regionale che ha la responsabilità di tutto in materia di sanità, perché sceglie i Direttori generali degli Ospedali, i quali a loro volta scelgono i Primari dei reparti, non possono non tenere conto del vasto bacino d’utenza che ha Piazza Armerina e all’uopo incentivare il personale mettendolo nelle condizioni di lavorare senza alcuna spada di Damocle sul capo.

Se il numero dei parti a Piazza Armerina è calato questo non è certamente imputabile al primario, ai medici, al personale infermieristico che nell’ultimo quinquennio si sono succeduti; poiché alla diminuzione delle nascite è coinciso un continuo esodo negli ospedali di Caltagirone, Vittoria, etc,.

Lo scrivente fugando nomee fantasiose, create negli ultimi decenni ad arte per portare in altri lidi le partorienti, è orgoglioso di avere fatto nascere i propri figli a Piazza Armerina, dove ha sempre trovato la massima efficienza e la professionalità del personale medico ed infermieristico.

Il Direttore Generale ci deve spiegare come mai pur in presenza di reparti a Piazza Armerina che costituiscono un'eccellenza, che lavorano molto bene e con medie di ricovero sopra gli standard, si vogliono accorpare, chiudere per essere trasferiti ad Enna?.

Questo conferma che a Piazza Armerina o nel circondario non ci sono cittadini che amano farsi "operare" ed, al contrario, altri che non amano "partorire".

La politica non può addossare tutte le responsabilità al personale che ci lavora. Se qualcosa non funziona, una delle due categorie deve fare ammenda e deve assumersi le responsabilità.

Non devono e non possono farlo i cittadini.

L'OSPEDALE DI PIAZZA ARMERINA è un'ISTITUZIONE NATO CON LA CITTA' MILLE ANNI FA, è un'AREA da PROTEGGERE a tutti i costi e con l'utilizzo di tutti gli strumenti di lotta leciti ed ammissibili perché è indispensabile per un ecosistema urbano costituito da realtà come Piazza Armerina e dai comuni del suo comprensorio quali: Aidone, Valguarnera, Barrafranca, Mirabella, San Cono, Raddusa, Mazzarino, San Michele di Ganzaria.

SVEGLIA PIAZZESI, VOGLIONO UCCIDERE PIAZZA ARMERINA, E CON ESSA IL DIRITTO ALLA SALUTE SANCITO DALLA COSTITUZIONE ITALIANA.

TIRIAMO FUORI L'ORGOGLIO E IMPEDIAMO A CHICHESSIA DI SMANTELLARE IL NOSTRO OSPEDALE DI PIAZZA ARMERINA!!!

                                                                                          Filippo Rausa


1 commento:

Anonimo ha detto...

forza come dice filippo svegliamoci e diffendiamoci anche con i denti qualunque cosa che ci appartiene e non come facciamo di solito cioè niente ma prendiamo esempio dalle altre città