"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

sabato 19 novembre 2011

La Domenica con Gesù, XXXIV T. O. Gesu' Cristo, Re dell' universo


……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.  
 " Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli".

 L'evangelista afferma che davanti al re e giudice verranno radunati tutti i popoli e che il giudizio consisterà nel separare gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre.
 Prima ancora di considerare il criterio di giudizio, che sarà adottato, la domanda, che ci possiamo fare, riguarda l'universalità dei chiamati al giudizio: “tutti i popoli".
 Perché Matteo, qui, non parla di tutti i cristiani? Forse perché il criterio dell'aver servito i piccoli fratelli di Gesù è inscritto nel cuore e nella coscienza di ogni uomo.
 Tuttavia, la risposta dell' evangelista sembra doversi trovare all'inizio del “discorso escatologico", da lui già presentato, dove si legge, riguardo alla missione dei discepoli: “sarete odiati da tutti i popoli, a causa del mio nome". E ancora: “questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine".
 Singolare è, poi, la lista delle sei identità umane, nelle quali i popoli sono chiamati  a riconoscere i più piccoli fratelli di Gesù: affamati, assetati, emigrati, nudi, malati, carcerati.
 Riguardo, poi, all'origine di questi sei ritratti di povertà, è probabile che Matteo si sia riferito all'ambiente socio-economico, in cui operava come apostolo ed evangelista.
 Il testo di Matteo è, dunque, un'originale elaborazione redazionale del 1o evangelista, che, però rispecchia bene il messaggio di Gesù, circa la priorità da riconoscere alla misericordia verso i poveri.
 La struttura del testo.
 1. Colpisce, soprattutto, il fatto che il giudizio divino, di separazione tra pecore e capre, venga presentato nel suo momento di esecuzione, mentre la motivazione di esso è inclusa dal re e giudice divino nella duplice formulazione, successiva, di premio o castigo.
 2. Con un dittico letterario parallelo e redatto in forma di duplice dialogo del re-giudice, "assiso sul trono di gloria, si viene a conoscere la motivazione, per cui i popoli sono, alla fine, "benedetti" e fatti eredi del regno, oppure "maledetti" e destinati al fuoco eterno.
 L'elemento più sorprendente, nei "dialoghi", è che i due gruppi separati, perché riconosciuti dal giudice divino "benedetti" o "maledetti", devono ammettere di non aver mai visto il Signore, quando hanno soccorso o trascurato coloro, che Egli considerava e considera "i suoi fratelli più piccoli".
 Dunque, il "servizio della misericordia " era e doveva essere motivato dalla gratuità di un animo e una coscienza liberamente dedicati al prossimo (come nella parabola del buon samaritano).
 Come si può notare, soltanto Matteo fa assistere, anticipatamente, a questo grandioso evento finale. Non si tratta di una parabola, bensì, di un appello del Signore, formulato ricorrendo ad uno scenario simbolico di pecore e capri e di un pastore nel ruolo di giudice e re, che conclude l' avventura della storia umana.
 Dunque, cessa il linguaggio figurativo, per far posto ad una sorprendente rivelazione: il Cristo, pastore e giudice dichiara ai popoli adunati per l' ultimo episodio della loro storia, che lui era presente e reperibile in questo mondo, là dove c' erano affamati, assetati, emigrati, malati, carcerati.!
 Tradizionalmente, la catechesi ha denominato "opere di misericordia"  gli interventi di aiuto verso quelli, che si trovano in stato di necessità.
 I vangeli ci fanno anche sapere che tali opere erano state già quelle di Cristo Signore. Ai credenti, che si considerano suoi discepoli, Gesù rivela, dunque, dove e come li attende, per incontrarli anche ai nostri giorni.
 Eppure, quando anche verso affamati, assetati, emigrati, nudi, malati e carcerati ci si muovesse per compassione e interessamento "umanitario", il Signore Gesù dichiara di essere in quei suoi  fratelli più piccoli ed emarginati.  
                                                         Mons. Antonio Scarcione

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