"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

mercoledì 13 marzo 2013

IL VESCOVO ANTIMAFIA


Concetto Prestifilippo

Di seguito riportiamo l’intervista a Sua Ecc. mons. Michele Pennisi, tratta da La Repubblica di martedì 12 marzo 2013, a cura di Concetto Prestifilippo.
È la Sicilia la chiave di ogni cosa. Così sentenziava Goethe, e così si potrebbe ripetere alla vigilia del conclave che eleggerà il successore di Benedetto XVI. Era stato, infatti, il cardinale di Palermo Paolo Romeo ad anticipare le dimissioni di Joseph Ratzinger dopo una fuga di notizie. Da queste considerazioni, dal rapporto del nuovo papa con la Sicilia e dall' atteggiamento della Chiesa nei confronti della mafia, muove la conversazione con Michele Pennisi, 67 anni, vescovo di Piazza Armerina, ora designato alla guida dell'arcidiocesi di Monreale da uno degli ultimi atti firmati da Benedetto XVI. «La polemica legata alle dichiarazioni del cardinale Romeo è palesemente artificiosa - commenta il nuovo arcivescovo di Monreale - Le sue parole, rese in maniera informale, sono state strumentalizzate. Valutazioni e commenti sullo stato di salute del papa che sono state rese pubbliche da un cardinale colombiano. Forse, si trattava di considerazioni direttamente legate al precedente impegno in Colombia del cardinale dove è stato per nove anni rappresentante pontificio. Una strumentalizzazione, forse, legata a qualche risoluzione che ha irritato suscettibilità locali. Poteva essere, forse, un tentativo di mettere in difficoltà una figura centrale del conclave che si apre oggi. L' unica considerazione che mi sento di fare è quella che le dimissioni di Benedetto XVI, assurgono ormai al rango di gesto epocale. Riguardo poi le previsioni, ho il piacere di conoscere e di aver lavorato con tre dei possibili candidati a successore del soglio pontificio, i cardinali: Ravasi, Scola e Schonborn. Ma io ho sempre sbagliato ogni precedente previsione nell' elezione del Santo Padre». Ma come dovrà rapportarsi il nuovo Papa con la Sicilia e col suo cancro di sempre? «Da vescovo siciliano, spero sia un papa che rinvigorisca il cammino della chiesa siciliana in direzione della promozione della moralità e della legalità. Un pontefice che sia vicino ai siciliani e li aiuti a superare la rassegnazione, superare lo smarrimento».

mons. Michele Pennisi
Il vescovo di Piazza Armerina è balzato agli onori della cronaca per aver opposto il suo veto alla celebrazione dei funerali del boss gelese Daniele Emmanuello. Diniego che gli costò l' immediata intimidazione mafiosa e il successivo ricorso alla tutela disposta dalle autorità competenti. «La mia vocazione non è quella di fare l' eroe antimafia - commenta Pennisi - La mia attitudine è quella di stare tra la gente e dialogare con tutti. Non amo il clamore e l' etichetta di vescovo antimafia che mi è stata affibbiata. Non celebrare in forma solenne il funerale del boss Daniele Emmanuello nella cattedrale di Gela è stata una scelta condivisa. Una valutazione adottata con le autorità competenti: prefettura e questura. Non si poteva consentire di trasformare un funerale in un' apoteosi, nell' esaltazione di un simbolo negativo. Ho reagito alle minacce con la serenità di un pastore che ha cercato solo di compiere il proprio dovere». Michele Pennisi è stato rettore del collegio Capranica di Roma, il più antico seminario del mondo, istituzione che ha forgiato figure di primo piano come i cardinali Ruini, Martino e Fisichella. La sua è una chiara scelta di campo che confina negli scaffali della storia l' indifendibile diniego pronunciato del cardinale Ruffini negli anni Sessanta. È questo il nuovo corso della Chiesa siciliana che si è risvegliata dal torpore secolare solo dopo il ruggito di papa Wojtyla. «Giovanni Paolo II, con il suo grido di denuncia ha scritto ad Agrigento una pagina di storia - dice il neo arcivescovo di Monreale- Papa Wojtyla ha chiesto ai mafiosi di pentirsi, cambiare vita e convertirsi. Ha indicato un percorso ineludibile: contrastare la mafia con la fede. Un cammino storico della Chiesa siciliana che è stato, purtroppo, terribilmente suggellato dal martirio di don Pino Puglisi. Ho avuto la fortuna e il piacere di collaborare a lungo con padre Puglisi. Un uomo e un pastore straordinario. Sono rimasto sgomento quando ho appreso la notizia del suo omicidio. Padre Puglisi era la perla del clero palermitano. Un martire che approderà a maggio al soglio del processo di beatificazione». Il riscatto siciliano e l' impegno permanente all' educazione alla legalità sono dunque le direttrici fondanti di questo nuovo corso. «In questi anni di impegno della diocesi armerina, abbiamo strutturato una rete educativa articolata - sottolinea il presule - Un lavoro che abbiamo svolto in collaborazione con le scuole e le associazioni che operano nel territorio». Un impegno pastorale, quello di Pennisi, maturato anche in realtà simboliche siciliane come Gela. «Un luogo paradigmatico. Questoè Gela. Una realtà dura, con un degrado urbano e morale, ma è anche una comunità di persone straordinarie, generose - precisa ancora l' arcivescovo - Abbiamo sempre assicurato il nostro contributo di collaborazione alle amministrazioni locali gelesi. Con l' ex sindaco Rosario Crocetta, siamo stati impegnati in numerose manifestazioni e attività di sensibilizzazione». Il rimando all' ex sindaco antimafia di Gela non può prescindere da un riferimento al suo nuovo ruolo di governatore della Sicilia. «Per Crocetta è venuto il momento di far seguire ai proclami espliciti anche la concretezza delle azioni. Il mio augurio è che il nuovo governatore della Sicilia possa dare finalmente l' auspicato impulso alla ripresa dell' Isola». Ancora qualche settimana e l'impegno pastorale di Pennisi si sposterà in un' altra realtà siciliana simbolica: la diocesi di Monreale. Il Cristo pantocratore del duomo di Monreale è stato il fondale di complessi intrecci. Le cronache dei giornali hanno raccontato di un misterioso cellulare del segretario dell' arcivescovo di Monreale clonato da un mafioso, di appalti della Curia finiti nel mirino degli investigatori. La stessa diocesi dove ha operato con grandi difficoltà Cataldo Naro, una grande figura di religioso e intellettuale, anche lui vittima di feroci intimidazioni. «Sono legato al ricordo di Cataldo Naro da una comune storia accademica: siamo stati studenti alla Gregoriana. Abbiamo avuto come maestro il gesuita padre Giacomo Martina, un insigne storico e cattedratico. Naro è stato un grande intellettuale, uno studioso stimato. Gli episodi legati alle sue difficoltà sono legati agli interventi di riforma avviati all' interno della diocesi di Monreale. Diocesi nella quale opererò nel solco del suo impegno». Pennisi opera un continuo rimando a figure di religiosi intellettuali, maestri di riferimento, come l' ex vescovo antifascista di Piazza Armerina, Mario Sturzo. «Presiedo il processo di beatificazione di Mario Sturzo, fratello del ben più noto Luigi - conclude l' arcivescovo - È stato vescovo della diocesi di Piazza Armerina dal 1903 al 1941 e fu vittima di intimidazioni del regime dell' epoca a causa del suo impegno. Un punto di riferimento per la storia futura della chiesa isolana».


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