Mons. Antonino Scarcione
sabato 21 dicembre 2013
La Domenica con Gesù, IV di Avvento/A
……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale
Testi:
"...Il Signore parlò ad Acaz: Chiedi un segno dal Signore, tuo
Dio...Allora Isaia disse: La Vergine concepirà e partorirà un figlio, che
chiamerà Emmanuele" .
Is 7, 10-14 . "Paolo, servo di Cristo Gesù,
apostolo per chiamata, scelto, per annunciare il Vangelo di Dio...a tutti
quelli che sono a Roma...grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal
Signore Gesù Cristo ! " Rm 1, 1-7 . "...Giuseppe, figlio di
Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa...Giuseppe fece come gli
aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sè la sua sposa ". Mt 1,
18-24.
La
storia dell' uomo "appare" come un arazzo fiammingo, visto dal retro:
un intreccio di fili, legati tra loro in modo confuso. Basta, però, girare l'
arazzo dall' altra parte, per cogliere un bel disegno.
- La
fede come ricerca. Molti dicono: " Dio non parla mai". Egli,
invece, "parla" attraverso il Vangelo, la meditazione e il silenzio; è
"percepibile" anche attraverso i fatti, le situazioni, gli incontri;
ma poichè non abbiamo occhi, "capaci" di vedere la realtà dal di
dentro, non percepiamo ciò che il Signore vuole insegnarci. Parla, inoltre,
dentro di noi, mediante le domande, che abbiamo nel cuore, i desideri veri, i
sogni più grandi. Dobbiamo, però, affinare la nostra sensibilità, essere
persone in ricerca, attente, vigili e oranti.
La
fede è " un'avventura " per gente forte e coraggiosa. Infatti, i piu'
grandi mistici della storia della spiritualità hanno vissuto "la loro
notte oscura": periodi, anche lunghi, di tentazione e di aridità. Notiamo
che Giuseppe è assillato da un conflitto tra cuore e ragione, amore per la sua
donna e giustizia. Attraverso "i sogni", egli percepisce il messaggio
di Dio, anzi "vede" la propria storia con gli occhi di Dio.
- Il
rischio della libertà. Giuseppe si può considerare il modello del
credente (colui che si fida di Dio). La sua fiducia si fonda sul messaggio
misterioso di Dio: la vita è vocazione e va affrontata come pellegrinaggio (non
certo come vagabondaggio). "Tutto concorre al bene di coloro che amano
Dio" (Rm 8, 28). Da questo deriva la necessità di educare alla gratuità ed
alla carità.
Se ci
si sente amati da Dio e portati sul palmo della sua mano, l' obbedienza e la
sequela diventano normali, anche se costano sacrificio. A volte, si ha paura,
perchè non si "dominano" tutte le circostanze, i rapporti, le
conseguenze di essere nel viaggio "dell' esistenza umana". E' bene
"non aver paura di questa paura". Infatti, la paura viene superata
nella "compagnia cristiana", vissuta con fedeltà. Si scopre, cosi'',
che, insieme, è più facile trasformare i "sogni" in realtà. Nella
"traversata del mondo" non si è soli, perchè si cammina dentro un
popolo.
Purtroppo,
anche l' uomo, come Ulisse, può restare prigioniero di molte sirene, che
allontanano dal desiderio di Infinito e di Verità, che ogni uomo ha nel cuore.
-
Giuseppe è un modello. Nell' era della tecnica, non è facile credere che i
sogni siano, spesso, più veri della "nostra ragione", che il
linguaggio del cuore è più saggio di quello delle regole, che le immagini,
custodite nel nostro intimo sono più divine di tutto ciò che può essere
misurato. Dio dona intuizioni e chiarimenti per il discernimento e per portare
a compimento la sua volontà. Giuseppe, uomo giusto, educa ad essere
giusti, a fidarsi di Dio, a non giudicare secondo le apparenze. Egli, inoltre,
non è un Narciso, che vede solo sè stesso, incapace di accorgersi che
specchiarsi, per vedere sè stesso, equivale a non capirsi e a non capire gli
altri.
- Una
riserva a cui attingere. La vita non è un museo, ma un laboratorio di
progettazione del futuro. Le grandi scelte si preparano con i
"si'"" e con i "no", di ogni giorno, con i valori,
tenuti vivi dalle comunità familiari, ecclesiali e sociali.
Non è
affatto casuale, quindi, che Giovanni XXIII lo abbia dichiarato patrono
universale della Chiesa. E in una società "orfana di padre", Giuseppe
diventa "modello" di paternità. Occorrono, conseguentemente, atti di
fiducia: nella grazia di Dio, nelle persone, nelle nuove generazioni, nella
possibilità di ognuno di crescere nel bene e nel vero.
Mons. Antonino Scarcione
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