"Non dubitare che un gruppo di cittadini impegnati e consapevoli possa cambiare il mondo: in effetti è solo così che è sempre andata" (Margaret Mead)



Quello che fai per te stesso morirà con te,quello che fai per gli altri rimarrà per sempre


Palio dei Normanni, 12/13/14 agosto

domenica 22 gennaio 2012

La Domenica con Gesù, III del Tempo Ordinario.

 ……… per tutti coloro che desiderano lasciarsi guidare dalla Parola di Dio: un commento per meditare e per prepararsi alla Liturgia della Santa Messa domenicale.  

 I Lettura. " Giona... predicava: Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta ". Gn 3, 1-5.10
 II Lettura. "...Fratelli: il tempo si è fatto breve; d' ora innanzi... quelli che piangono, come se non piangessero"  1 Cor 7, 29-31
 Vangelo. "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi..." Mc 1, 15

 In questa Domenica, l'appello alla conversione risuona particolarmente forte. In genere, quando usiamo il termine "conversione", noi lo carichiamo di una valenza etica, moraleggiante.  Le pagine scritturistiche di oggi, invece, non invitano a far nostro un qualche comportamento esteriore, quanto, piuttosto, ci sollecitano al radicale cambiamento di prospettiva interiore. E' evidente, prima di modificare il nostro uomo esteriore, occorre cambiare l' uomo, che è in noi.
 - Dio è altro ed oltre. La maggior parte delle persone afferma di credere in "qualcosa" , anziché in "Qualcuno". Se, poi, andassimo ad approfondire, scopriremmo, con rammarico, che le nostre immagini di Dio, oltre che diverse, sono anche distorte.  Il cristianesimo sociologico, fondato unicamente su una  tradizione (che sta franando), ci ha condotti ad un vago sentire religioso, talvolta, persino superstizioso o devozionale.
 Come ben testimonia la vicenda del profeta Giona, il Dio rivelato nelle Scritture, spesso non corrisponde affatto ai nostri gusti, ai nostri desideri e alla nostra mentalità. Infatti, Egli non è gretto, né meschino, né vola basso, come noi.
  Dio è altro.  Anche se questo ci può scandalizzare, inquietare e/o infastidire. " Dio è amore". Cioè: misericordia, compassione, accoglienza, promozione, riscatto, dedizione, sino alla morte di sé e resurrezione dell' uomo. E' precisamente questo Dio, che ci chiede di convertirci a Lui, e, per farlo, occorre che abbandoniamo la presunzione che "debba essere Lui a convertirsi a noi e alla nostra mentalità."
 - Cambiare radicalmente mentalità.  Se la proposta di un cambiamento dell' uomo interiore aveva valore sulla bocca di Giona, quanto più essa acquista rilevanza sulla bocca di Gesù.    Nei quattro verbi, che brillano nel vangelo di oggi, due all'indicativo, per dichiarare un "già" di Dio, e due imperativi, per indicare un "non ancora" dell'uomo, il Signore riassume tutto il suo messaggio salvifico, narrando ciò che Dio sta facendo e ciò che l' uomo è chiamato a fare.
 Il "vicino" o il "lontano", l' "adesso" o il "mai più", sono collocati davanti all'uomo e alla sua libertà, perché possa riconoscere e abbracciare la Verità, decidere per la vita e la salvezza, ripudiando la morte e la schiavitù.
 Il Regno di Dio è così la persona di Gesù, che, entrando nella vita del credente, ne cambia il presente e il futuro, i valori e i principi, la visione del mondo e le scelte della vita.
 - Un popolo di convertiti. La prima missione dei discepoli consiste in quel verbo greco: "metanoeite" (= cambiate mentalità, convertitevi). Questa inversione ad U nella propria vita è necessaria e urgente. La conversione è un passaggio preliminare, indispensabile, per acquistare quella che Romano Guardini chiamava "la visione del mondo" e della vita, che produce quella libertà e sapienza, di cui parla Paolo nella II Lettura. Come parlare al mondo della provvisorietà della vita terrena, se noi, per primi, siamo attaccati esclusivamente ad essa? 
 Non serve chiamarsi cristiani, se non siamo convertiti, se siamo lontani dal vangelo, se nei nostri comportamenti pratici non professiamo di trovare il senso del nostro essere nel Dio di Gesù Cristo.
 Guai a noi, se lasciassimo la conversione a pochi eletti, se la ritenessimo il privilegio di un'élite spirituale. Essa è ancora annunziabile al mondo, a condizione che, precedentemente, sia stata una nostra esperienza, di singoli e di popolo.   
                                                                                   Mons. Antonio Scarcione

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